Seduto sulle spalle dei giganti
Tutti abbiamo la nostra filosofia, che può rispondere o non all'accezione socratica, di “amore al vero, al buono, al bello”, e di "rifiuto al falso, al cattivo, al brutto", ma che comunque nella propria soggettività tale la si intende. Filosofare per sé stessi, come persone, è l'impegno con cui costruiamo significati alla nostra vita. Il problema sta solo nel se e quanto essa aiuta a navigare.
Newton, in una lettera polemica indirizzata allo scienziato Robert Hooke, scriveva: «Se ho visto più lontano è perché ero seduto sulle spalle di Giganti». Non mi affanno di affermare di vedere più lontano di altri, ma penso che ogni volta che vedo più lontano del mio sguardo del giorno innanzi, è perché mi sono seduto sulle spalle dei giganti. E di giganti davvero si tratta. La fila sarebbe lunga, ma non tanto quanto la storia della filosofia, anche perché non solo di filosofi si tratta. Seneca, Lucrezio, Socrate, insieme con Darwin e Freud, Dante e Shakespeare, Leonardo e Caravaggio, Montaigne e Freud, Machiavelli e Popper, Türing e Heisengberg, Giovanni della Croce e il Vangelo di Giovanni, l'Apocalisse, il Tao Te Ching e L’arte della guerra.
Ma l'acutezza dello sguardo è una responsabilità che spetta a me.